Leggendo il comunicato dell’ INPS del 9-6-2016 nel quale si accusano imprecisati Consulenti del Lavoro e Commercialisti per aver facilitato le aziende nell’utilizzo indebito delle agevolazioni alle assunzioni (triennali e biennali) l’unico sentimento, da parte di chi da anni svolge questa professione con estrema serietà, è quello dello sdegno.
Prima di commentare ne riporto alcuni stralci:
Utilizzo indebito dello sgravio previsto dalla legge 190/2014
“…..sono state identificate circa 65.000 aziende che sembrerebbero aver usufruito indebitamente dello sgravio per un totale di circa 113.000 lavoratori.
Nello specifico, circa 53.000 aziende hanno usufruito della decontribuzione nonostante il lavoratore avesse avuto un contratto a tempo indeterminato nei sei mesi precedenti con un altro datore di lavoro. Le restanti 12.000, invece, hanno chiesto, e inizialmente ottenuto, lo sgravio nonostante il lavoratore avesse già avuto un contratto a tempo indeterminato con loro nei tre mesi precedenti l’entrata in vigore della norma. Mentre nel primo caso l’erronea fruizione può essere determinata dal fatto che il lavoratore assunto non ha comunicato all’azienda la circostanza (violazione lieve), nel secondo caso è indubbia la consapevolezza dell’azienda e la natura fraudolenta della fruizione dello sgravio (violazione grave). L’Inps ha condotto un’analisi preliminare per meglio analizzare il fenomeno e il ruolo dei professionisti, dal momento che tra le imprese che hanno commesso violazioni sono sovra-rappresentate quelle assistite da consulenti del lavoro o commercialisti. ……I risultati di un’analisi multivariata….. hanno mostrano una correlazione positiva tra percentuale di anomalie registrate e il numero di intermediari (consulenti del lavoro o commercialisti) che lavorano presso ciascuna azienda. Questa correlazione è attribuibile ad un numero ristretto di professionisti, recidivi nell’effettuare false dichiarazioni per lavoratori diversi nella stessa impresa e per imprese diverse da loro assistite.
Ora, pur non ritenendomi inclusa tra i Professionisti rei di tali accuse e ritenendo che non ve ne siano, voglio solo far presente che le condizioni in cui ci costringono a lavorare sono veramente estreme: nessun riferimento preciso, mancanza di norme chiare ma solo oggetto di interpretazioni di più vario genere, contestazioni ripetute su preavvisi non dovuti, cassetti previdenziali spesso in attesa di risposte chiare e non di un semplice “OK” o “KO”, contatti ridotti ai minimi termini con un Istituto che nel nostro lavoro dovrebbe essere il primo interlocutore, e sono solo alcune delle difficoltà cui andiamo incontro quotidianamente. Tale precaria condizione non permetterebbero neppure al più meritevole Professionista di operare nel migliore dei modi, nonostante tutta la buona volontà. Mi piacerebbe che il Sig. INPS, che getta accuse generiche, si guardasse prima dentro casa e riorganizzasse il suo lavoro che negli ultimi anni in gran parte gli è stato fatto dagli stessi Professionisti che oggi mette sotto accusa, prima di recriminare sull’operato di chi, ogni giorno, fa i salti mortali, anche per rendergli la vita facile con un “semplice” e maledetto click.
Gli farei scaricare dal sito una CU, al Sig. INPS, e starei a sentire quanti “Santi” tirerebbe giù mentre prova e riprova ad inserire codici su codici per ottenere un documento che prima aveva la decenza di inviare a casa del cittadino ed ora lascia gentilmente all’opera del Professionista e poi, non riuscendoci, gli farei chiedere aiuto al tanto pubblicizzato contact center per sentire cosa risponde quando gli viene detto: “questo numero non è per i Consulenti del Lavoro ma per i cittadini….”. E allora il nostro quale è? Ah, già, noi non si parla, si clicca e si smadonna. E ce ne sarebbero tante ma tante da raccontare….ma, sempre per decenza, mi fermo qui.
Pronta la risposta del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro che sicuramente saprà difendere la nostra dignità.
Rossella Quintavalle
Consulente del Lavoro e Acrobata in Roma